Concorso "Il Liceo Omero"

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Pitto91
view post Posted on 9/1/2010, 17:01




Sezione Letteraria

1. Tarantino Arianna
SPOILER (click to view)
Salve a tutti. Mi è capitato di sentire che c’è questo concorso a premi all’interno della scuola, in cui si è liberi di trattare nella forma che si vuole l’estremamente interessante e delicato”tema Omero”, così ho pensato di dire anch’io la mia in merito. Innanzitutto mi presento: sono uno dei gradini della scala interna, quella che conduce dal primo piano al piano della segreteria, e precisamente il terzo partendo dal basso sul lato di sinistra. Sicuramente non ci avrete mai fatto alcuna attenzione, ma per forza mi sarete passati sopra almeno una volta nella vostra vita omeride, lunga o appena iniziata che sia. In effetti da dove mi trovo io si vede di sbieco il volantino del concorso, giallo e blu, appeso sul muro. Ho dato una sbirciatina e ho deciso di raccontarvi un po’ il mio punto di vista, o se preferite la mia stessa vita. Io sono qui da che l’Omero esiste, quindi parlo del lontano1966: ne sono passati di anni! Vi dirò: a volte quel lontano “primo giorno di Omero”, - il ricordo del quale è sbiadito nella mente dei più, ma non nella mia – mi sembra secoli fa, altre volte mi appare nitido come fosse ieri! Attraverso questo lungo tempo io e questo edificio – la “Scatola di Latta”, le “Sacre Mura” – abbiamo silenziosamente assistito al susseguirsi degli eventi, delle vicende tristi o felici, importanti o di poco conto, al passare delle mode, all’alternanza fedele di notti e albe, sempre qui, un panorama che ha il sapore di infinito. Ma soprattutto ho visto loro, i protagonisti di questo leggendario luogo, le note di questa strana e un po’ nostalgica melodia, i colori di un quadro da collezione: insomma gli Omeridi. Li ho visti passare di qui innumerevoli volte, attraverso stagioni di questo brevissimo millennio o di questo interminabile secondo, su e giù, ancora e ancora. Io li osservo, catturo scorci delle loro vite, ed è come guardare dei frammenti di specchio. E non solo: io ascolto. Ascolto le loro voci, le speranze, i sogni, ma anche la rabbia, le delusioni di questi piccoli uomini e donne che si preparano qui per un domani, fuori, là nel mondo. Alcuni hanno capito di esserci già dentro. Ho assistito da vicino, vicinissimo, ai loro litigi più accesi, ai loro baci, ho ascoltato i pettegolezzi, i segreti e le confessioni più intime. Nessuno sa, oltre a me, della timida ragazzina ginnasiale che esce subito dalla classe appena suona la campanella, e scende le scale frettolosa per incrociare almeno un attimo quel bel giovanotto liceale dal quale non sarà mai notata, e silenziosamente sospira quando mi passa sopra pensierosa. Nessuno sa che quel ragazzo moro di seconda ha preso un buon voto in latino solo perché ha copiato dal compagno, mentre quell’altro è preoccupato per un amico lontano. Io leggo le loro menti interpretando i diversi tipi di passi: distratto, pesante, leggero, veloce, esitante.
Ascolto anche quelli degli adulti, per esempio dei professori: c’è quello arrabbiato per l’esito della verifica da riconsegnare, che pensa di aver sbagliato mestiere, avrebbe dovuto fare la guida turistica o scappare in Nepal, poi c’è quello che ama il suo mestiere e spera che i suoi studenti siano interessati alla lezione del giorno. Insomma ho vissuto la quotidianità insieme a loro, dal mio punto di vista limitato ma efficace. Ho visto tutto: gli anni felici, “l’età d’oro” con più sezioni, piena di slanci e fervori; la crisi, l’apatia dilagante; e infine la tempesta recente, gli alti e bassi di oggi, sui quali incombe ormai da tempo la minaccia della chiusura. L’edificio è cadente, gli iscritti diminuiscono a vista d’occhio, l’indifferenza che si espande a macchia d’olio tra i più, penalizzando chi ancora nell’Omero ci crede. E ci crede davvero. Ce ne sono di questi. Loro hanno capito che scuole come l’Omero non se ne trovano facilmente, che ha qualcosa in più di tutti i licei classici e forse di tutte le scuole del circondario. Perché … ha come una luce interna. E’ diverso dalle altre scuole perché sono proprio gli Omeridi, ciascuno di loro, elementi unici e fondamentali, veri protagonisti della loro realtà: quando davvero vogliono, anche se questo purtroppo accade sempre più di rado, sanno risollevarsi da terra e muoversi con le loro forze, modellando ad arte il loro impeto giovanile per rispettare comunque l’antica fragilità di queste Sacre Mura di cartongesso.
Perché questa scuola è davvero fragile, letteralmente e non ; “Liceo Omero” è più un’idea astratta, una promessa, una speranza che una realtà tangibile e sicura. Basterebbe un soffio di vento appena un poco più forte per spazzare via tutto in men che non si dica. Sta a loro e soltanto a loro, gli Omeridi, e a tutte quelle persone il cui destino si è in qualche modo incrociato con quello di questo piccolo edificio della periferia milanese, mantenere accesa questa sorta di fiaccola olimpica omeride.
Che cosa succederà? E che ne sarà di me, povero insignificante gradino? Non voglio neanche lontanamente pensare all’ipotesi della chiusura, già d’estate mi annoio a morte senza tutti questi passi e queste voci che danno un senso alla mia vita! E se venisse tutto demolito? Brr, neanche per sogno. Spero in un futuro rinnovamento interno, una ristrutturazione, anche se metto in conto che dovrò mangiare un bel po’ di polvere...
Bene, ho detto quello che volevo dire. Chissà come mi ricompenseranno se vincerò il concorso, magari lucidandomi un po’ più degli altri scalini qui con me.
L’Omero si salverà? Non lo so. Io intanto rimango qui, come faccio ogni mattina da quarantatre anni, in attesa delle solite voci, dei soliti passi e di quelli che verranno, accompagnando chi inciampa in me, chi mi si sofferma sopra catturato da un pensiero, chi passa veloce oggi come ha fatto ieri, come farà domani.
Non posso fare altro che questo.

2. Baro Michela
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Il profumo di peperoni e cucinato, di torta calda, che raggiunge le classi la mattina, le galline che chiocciano giù nel pollaio ed un cagnolino che abbaia conducono a lei. E' a tutti nota come Signora Lorenza. Non tutti la conoscono, ma in ciascuno vive come una sorta di leggenda, nascosta dietro alla sua funzione di custode che cela tutta la sua storia. Ora la si vede di rado, ma lei, silenziosa, rimane vigile sulle vicende dell'Omero, appartata nel suo piccolo appartamento posto in un'ala al piano inferiore della scuola. Quelle poche stanze, arredate da un misterioso predecessore, fanno da colonna portante dell'Omero. Proprio come lei, come l'hanno definita i numerosi presidi che hanno avuto il piacere di conoscerla ed ospitarla. Di origine pugliese, dopo aver staccato per amore le proprie radici dalla terra madre ed averle impiantate più a nord, si è stabilita nel 1961 presso Cinisello. Da un passato di sarta si è inserita nell'ambiente scolastico come collaboratore didattico e dopo l'esperienza nelle scuole medie di Cusano, Cinisello e Bruzzano è giunta all'Omero, e qui ha spostato anche la propria abitazione. Il 1985 è l'anno del suo felice arrivo. Nello stesso anno entravano a far parte della comunità omerica anche il professor Moscio e la professoressa Greco, che hanno partecipato con lei alle vicende della scuola da allora fino ad oggi. Si tratta di un lungo periodo felice, iniziato sotto il preside Nicolò Fluocchin. Egli era solito sottolineare il salto di qualità che aveva fatto l'Omero e dire che con la Signora Lorenza quella scuola era cambiata da così a così.
Quelli erano anni fiorenti, si contavano ancora quattro corsi ed una sezione E che ogni anno veniva poi smistata, e cinque collaboratori scolastici guardavano con leggero occhio di invidia la Signora Lorenza, che, amata sin dal suo arrivo, aveva postazione presso la guardiola di entrata. Successivamente, negli anni '90, prese posto come preside Elio Leopiz. Mise a nuovo la scuola, imbiancò aule, l'atmosfera era di rinnovamento. Egli fu l'autore della profezia che proprio negli ultimi anni sembra gravare sul destino della nostra scuola. "La Signora Lorenza è il fiore all'occhiello dell'Omero, quando andrà in pensione sarà la fine" disse. La gioia nel fare il proprio lavoro, nell'essere a contatto con le persone e soprattutto coi giovani, portò la Signora Lorenza a presentare al sindaco Moratti la domanda di un prolungamento dell'età lavorativa, portandola dai 65 ai 70. Ma la sua richiesta non venne esaudita e le venne proposta come età massima i 67 anni. Il preside Pedretti prolungò l'atmosfera serena che regnava nella scuola ma cambiamenti erano alle porte e sotto il preside Consoli venne stabilito il distaccamento dell'Omero. Non era più cioè, sede centrale, ma diventava dipendente dall'istituto Russel, poiché il numero di iscritti cominciava a diminuire. Ai primi anni del 2000 risale dunque la genesi della triste profezia. Genitori impertinenti inviarono una lettera anonima alla scuola lamentandosi della presenza di un pollaio all'interno del complesso scolastico, costringendo la Signora Lorenza a porre domanda ufficiale al Comune chiedendo il permesso di poter tenere le galline, che, grazie all'ok del Comune, continuarono ad essere un motivo caratteristico della scuola. Forse era più importante pensare alla condizione della scuola, che stava peggiorando, piuttosto che a dei polli.
Ma le giornate della Signora Lorenza continuavano a succedersi similmente: sveglia alle 6 del mattino (così era stato sin dal giorno del suo matrimonio, benché lei sostenga di essere stata una dormigliona un tempo), poco dopo apriva il cancello di ingresso al fuochista che accendeva la caldaia della scuola e nel silenzio dell'istituto attendeva l'arrivo degli studenti. Alle 8 iniziava la giornata lavorativa vera e propria e si concludeva, tra un cioccolatino e qualche chiacchera alle 2 del pomeriggio.
I suoi rapporti all'interno della scuola erano fatti di piccoli segreti e complicità con gli alunni, confessioni di innamoramenti e consigli, momenti ravvivati da una fetta di torta alle mele che dicono fosse indimenticabile. Al pomeriggio, la radio sempre accesa sulla stazione "radio z" faceva e fa ancora da sottofondo alle faccende da sbrigare in casa. Era poi sempre disponibile come eventuale assistente nelle prove di teatro del professor Savino e restava vigile la sera, quando, in palestra, affittata privatamente, si svolgevano gli allenamenti di pallavolo del professor Vitaglione.
Ma all'età di 67 anni il momento della pensione giunse anche per lei. Per una donna che ama lavorare, che considera il lavoro e la fatica un modo per rimanere giovani, attivi, e nel vivo del mutare della società, non fu un momento facile. Ricevette decine di lettere e biglietti, frasi d'affetto, nostalgia e congedo, che ora conserva tutti nel cassetto del tavolo da cucina. E' il suo piccolo tesoro, e talvolta torna a scavare tra quelle carte sapendo di essersele meritate, sapendo di aver dato amore e di averlo cercato nello stesso tempo. I suoi ingredienti segreti sono sempre stati la tolleranza ed il rispetto, e grazie a questi è stata ricambiata con la stessa piacevole moneta, perché "se vuoi ricevere devi dare". Ha imparato che lavoro e salute sono le componenti da portare avanti nella vita, che viaggiano sullo stesso binario, e solo non trascurandole si raggiungeranno l'amore e l'amicizia. Ma ciò che ama sottolineare è l'affetto della mamma, l'unica che, pur mantenendo il rigore necessario a destare rispetto, sa capire realmente, consolare ed è l'unica di cui fidarsi. Da lei ha preso il suo modello ideale di vita.
Ciò che di più bello si vede nella Signora Lorenza è la modestia che l'essere nata in una famiglia povera, come quelle di un tempo, ha portato nella sua persona. Tutti coloro che sono passati tra le mura dell'Omero hanno riconosciuto la sua capacità di insegnare esperienze di vita, che sui banchi non si possono imparare.
Il ricordo del passaggio alla vita in pensione evoca in lei una lieve commozione, poiché, come dice, "gli studenti ti tengono in vita", ed ora, il non essere più a diretto contatto con loro, toglie un po' di sale alla sua esistenza. Tuttavia, nonostante lei non possa entrare nella scuola, gli studenti tornano ancora a salutarla o a conoscerla per la prima volta. Il suo spirito è sempre accogliente. Ora passa il tempo in compagnia dei nipotini o svolgendo piccole riparazioni sartoriali, lavoro che ha sempre amato che riesce a distrarla. Ma se le si chiede che ne sarà dell'Omero, se la profezia si avvererà, risponde che anche per lei è un grande interrogativo e che forse la profezia era veritiera. Talvolta si domanda se la colpa della poca affluenza al liceo Omero sia dell'Omero stesso o dei ragazzi e poi si risponde che il liceo classico non è una scuola per tutti, e forse i ragazzi che vi sono adatti sono rimasti in pochi.
Se l'Omero dovesse chiudere allora penserà al da farsi, ma per ora preferisce scacciare questi cattivi pensieri con le ghirlande d'aglio che tiene appese alla porta.
Dopo tanti anni la Signora Lorenza pare essere rimasta sempre la stessa, sempre pronta ad offrire una fetta di torta. Ma ora si è specializzata, oltre alla torta di mele prepara anche squisiti frappé alla frutta.

3. Auguadri Nicole
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Quando vagherete per il mondo dopo essere stati Omeridi, tornerete all’Omero, perché là avete Vissuto e là anelate tornare.

Tredici anni, primo giorno di quarta ginnasio: uno dei professori migliori che queste mura abbiamo mai avuto l’onore di accogliere ti racconta divertito cosa sia il greco e perché la febbre si possa curare, etimologicamente, solo con la tachipirina, si beffa dell’ignoranza dei commentatori delle olimpiadi di Atene 2004 riguardo alla Grecia antica e guarda, accennando un buffo sorriso, i tuoi occhi curiosi e l’espressione incuriosita da questo immenso mondo a cui lui ti ha appena spalancato la porta.
Da quartini l’Omero è ancora gigantesco e pieno di angoli impolverati da scoprire, quelli di terza sono dei giganti e alle assemblee d’istituto si va solo in branchi compatti e per nessun motivo si prende la parola!
Poi, negli intervalli, alle feste ufficiali e ufficiose, facendo la coda alle macchinette, perdendo lo stesso treno, ridendo con i liceali delle stranezze dei tuoi prof del ginnasio, discutendo durante l’autogestione, smetti di essere il quartino e diventi l’Omeride. Ah il ginnasio, la parte più difficile, pomeriggi interi con il naso tra le pagine dei vocabolari, imprecando, rigorosamente in greco o latino, contro ogni paradigma e chi l’aveva inventato! Quante risate si fanno: “l’α primitivo” o la prof che dimentica gli occhiali a casa e mentre fa l’appello tiene il naso a mezzo millimetro dal registro ed Enea che sbarca nel “l’Azio”.
Quindici anni, primo giorno di prima liceo: l’Omero è già la tua casa da tempo, conosci tutti di vista, parli con una buona parte e le amicizie che sai dureranno una vita si stanno consolidando. Si conoscono i professori che formeranno la persona che diventerai, ne incontri alcuni che odierai per tutta la vita e altri che ti ispireranno a diventare una persona migliore, che ammirerai a tal punto da non poter mai dimenticare le loro espressioni, le loro lezioni che a volte prescindono dalla materia insegnata, le frasi che hanno rivolto solo a te e che ti hanno dato la forza per continuare, la passione che mettevano nel loro lavoro e nell’Omero stesso. Liceo vuol dire anche viaggi d’istruzione, più comunemente “gite”, ma in nessuno di questi due nomi c’è quello che sono. Visiti posti in un modo unico e ineguagliabile, attraversi luoghi che assumono un significato magico per il solo fatto di esserci con la tua classe e con delle persone in grado di spiegarti cose che affascinano l’anima, fai esperienze che mai dimenticherai, vivi cose che ti cambieranno la vita. Questa magia è possibile per noi figli di Omero.
Certe cose non sono ripetibili, nulla ti commuove come vedere un’intera scuola che si muove in funzione di un solo giorno, il più importante: l’open day. Studenti infervorati nel decantare le glorie della propria patria per far capire anche a chi non sa che l’Omero è bello, bellissimo, è il posto perfetto in cui stare, è il posto in cui ci si sente a casa, è il posto migliore in cui crescere. O le manifestazioni, le autogestioni, l’occupazione, i sit-in, il giornalino, il teatro, il mercoledì pomeriggio, la campestre e la giornata sulla neve, ma anche più semplicemente ogni singolo giorno, si incide nel cuore.
Non si può non vivere l’Omero, non si può non sentirlo come la parte più intima del proprio essere, non si può. Gli Omeridi tornano a trovare gli amici e i propri professori anche dieci anni dopo essere usciti, tornano a insegnare all’Omero, tornano a tenere discorsi, gli Omeridi tornano. Ci conosciamo e usciamo insieme la sera, anche se non abbiamo fatto in tempo a incrociarci per i corridoi, prendiamo lo stesso treno di sempre e mentre uno va al lavoro o in università l’altro scende a Bruzzano. Andiamo ai concerti delle band di ex omero e ricordiamo ridendo episodi di vita in via del Volga.
Diciannove anni, neomatricola all’università: continui a pensarci, diviso tra eccitazione per la nuova vita che ti attende e triste consapevolezza che gli anni più belli in assoluto si sono conclusi solo da poche settimane. Ti capita di passare davanti al tuo liceo, le finestre sono sempre opache, la Grazia è davanti all’ingresso, il cancello è mezzo arrugginito e le tende dell’aula video si tengono ancora su sfidando beffarde la gravità. Magari c’è lezione e vedi il prof di greco che gironzola spiegando per la classe, o una schiera infinita di studenti si staglia dando le spalle alla finestra: interrogazione di italiano…

L’Omero è unico, lui è La scuola. L’Omero è la famiglia più grande che esista. L’Omero è la mia casa e lo sarà in qualunque luogo la τύχη mi conduca.



Sezione Fotografica

1. Pinzoni Vanessa
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2. Biondi Martina
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3. Osti Arrigo
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Sezione Musicale
1. Carobene Federica & Paltrinieri - Stand By Me
1. Gianluca Pio Gallone - When You Were Young


Sezione Video
1. Catalano Carmen





Edited by Pitto91 - 25/1/2010, 16:43
 
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neby-braveheart
view post Posted on 10/1/2010, 19:23




bravo!!! finalmente c'è chi si occupa di riportare risultati e prove!!!!!!!!! cosa ne dite di pubblicarli anche sul giornalino?:) :)
 
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Pitto91
view post Posted on 10/1/2010, 19:37




Anch'io avevo pensato di riempire un po' di giornalino così... Penso non ci siano problemi per queste due categorie...
 
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Sheena!
view post Posted on 12/1/2010, 22:03




CITAZIONE (Pitto91 @ 9/1/2010, 17:01)
Concorso Letterario

1. Tarantino Arianna

Mààààà quanto è brava,quanto mi piace, quanto sono fiera di lei!! :D
 
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Toxic Waltz
view post Posted on 16/1/2010, 17:06




Complimenti sia a chi ha ideato l'iniziativa sia ai 6 vincitori...bravissimi! (anche se di foto non capisco molto gh).
Permettetemi però di fare una menzione speciale a Michela per la scelta del soggetto...mi hai fatto tornare in mente uno degli aspetti migliori del periodo passato a scuola, grazie :)
 
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Pitto91
view post Posted on 20/1/2010, 20:34




Le opere di queste due sezioni del concorso (tutte quelle che hanno partecipato, non solo quelle premiate) saranno esposte sabato 23 gennaio in biblioteca in occasione dell'open day.
Per noi fortunati omeridi, resteranno disponibili per tutto l'anno scolastico, sempre in biblioteca.
 
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Sivy=)
view post Posted on 20/1/2010, 23:14




E sul giornalino ;)
 
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Nickø
view post Posted on 22/1/2010, 16:08




CITAZIONE (Pitto91 @ 20/1/2010, 20:34)
Le opere di queste due sezioni del concorso (tutte quelle che hanno partecipato, non solo quelle premiate) saranno esposte sabato 23 gennaio in biblioteca in occasione dell'open day.
Per noi fortunati omeridi, resteranno disponibili per tutto l'anno scolastico, sempre in biblioteca.

appena ho tempo faccio anche la pagina sul sito dell'omero con i risultati del concorso 2009/2010!
 
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MixMask
view post Posted on 23/1/2010, 10:39




Neanche si parlasse degli oscar oh, ahah..
 
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Nickø
view post Posted on 25/1/2010, 15:22




ecco come promesso la pagina sul sito ;)

i vincitori del concorso "Omero" sono Online!!! www.liceomero.it/concorso-omero-0910/
 
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9 replies since 9/1/2010, 17:01   293 views
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